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Melfi, la fabbrica riapre solo il 13 settembre e solo per 5 giorni

Slitta la riapertura della più grande fabbrica di Stellantis in Europa, a Melfi si apre 13 e per solo 5 giorni.

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Prima Pomigliano D’Arco, poi i furgoni della Sevel e adesso Melfi, il più grande stabilimento Stellantis in Europa.

La carenza di microchip, le difficoltà di approvvigionamento dei semiconduttori non da tregua e anche la fabbrica sita in provincia di Potenza, in Basilicata, non riapre dopo la pausa per le vacanze estive. E se anche lo stabilimento dove comunemente e da anni vengono fuori oltre il 50% di tutte le auto prodotte prima da FCA e adesso da Stellantis, è evidente che la situazione non è rosea.

Probabilmente si tratta della peggiore crisi di approvvigionamento della componentistica di sempre se si è arrivati a questo punto. Una crisi che non riguarda solo Stellantis. Come anche noi di Club Alfa più volte abbiamo ribadito in queste settimane, la crisi riguarda anche altri colossi del settore. Parliamo di colossi come Toyota e Volkswagen per esempio.

Anche il polo Stellantis di Melfi si piega alla carenza di microchip, a settembre slitta la riapertura

Un effetto domino quello che la crisi mondiale dei microchip sta producendo su diversi settori industriali, primo tra tutti quello dell’Automotive. Infatti non c’è giorno in cui non emergano problematiche e notizie di chiusure di stabilimenti produttivi in giro per l’Europa. E l’Italia non fa eccezione.

L’altro giorno si parlava della Sevel di Atessa, dove si producono veicoli commerciali leggeri, tra cui i furgoni Fiat Ducato. La Sevel non riapre dopo le vacanze estive, per il solito motivo della carenza dei semiconduttori.

Va ricordato che ormai queste componenti sono tutte di provenienza asiatica, con Cina, Corea e Taiwan che sono i Paesi dove si producono i semiconduttori. E per via della carenza di questi particolari componenti, che servono a dismisura su ogni auto (circa 3.000 a veicolo), anche lo stabilimento ex FCA di Melfi in Basilicata, non riapre.

Eppure la fabbrica in Basilicata continua ad essere importante

Nella fabbrica che ogni anno vale la metà di tutta la produzione Stellantis in Italia, nello stabilimento dove dal 2024 si produrranno 4 nuovi veicoli elettrici di altrettanti brand del gruppo, dopo le vacanze di agosto, si riapre il 13 settembre.

Ferie prolungate e forzate, dovute alla carenza di questi componenti che non permettono di portare avanti i normali cicli produttivi. E i lavoratori a casa in cassa integrazione, con buona pace di chi non arriva ai minimi stipendiali per alcuni benefit e con evidenti problematiche di riduzione del reddito di questi lavoratori.

A Melfi solo 5 giorni di attività sono garantiti a settembre

Come si legge sul quotidiano economico finanziario “Il Sole 24 Ore”, se da un lato la notizia che balza agli occhi è il rinvio delle riaperture, il futuro riserva notizie negative. Infatti tra le righe si sottolinea che a settembre allo stato attuale delle cose la produzione andrà a regime ridotto per tutto il mese.

In effetti, in base ai componenti di cui c’è disponibilità, a settembre si potrà garantire la produzione solo per 5 giorni. Pertanto, non c’è solo la prima metà di settembre che salta, ma probabilmente anche dopo i 5 giorni di riapertura si tornerà alle fermate.

I problemi dei semiconduttori di provenienza asiatica

“La crisi dei semiconduttori più seria mai registrata finora”, lo abbiamo già detto e lo ribadisce pure il Sole 24 Ore. . “Una sorta di tempesta perfetta che ha toccato prima Pomigliano, poi il polo Sevel di Atessa e che ora ha bloccato anche la riapertura di Melfi, il più grande degli stabilimenti del Gruppo in Europa”, questo ciò che riporta il quotidiano economico finanziario. Si mette in luce quindi una situazione tutt’altro che positiva.

In pratica, dopo la riapertura che va a finire alla metà del mese di settembre, c’è il concreto rischio di nuova chiusura dopo nemmeno una settimana. Il fatto che molte fabbriche d’Oriente siano a regime ridotto, comprese quelle dei tanto importanti semiconduttori, produce questo effetto a cascata.

La chiusura delle attività in Cina, a Taiwan e in Corea, molte delle quali per i focolai Covid, non sembrano in via di risoluzione. Da lì deriva la carenza dei semiconduttori. E per molti esperti, questa crisi non terminerà certo in questi mesi, ma probabilmente se ne riparlerà dopo il 2023.

A Melfi riduzione dei turni in maniera permanente?

Il futuro non è roseo quindi, ma nemmeno il presente. Tornando a Melfi infatti, c’è da fare un discorso più ampio. Questa grave crisi può produrre come prima conseguenza, la rivoluzione di quegli equilibri interni che a Melfi da tempo erano più che garantiti.

A Melfi infatti sono in vigore i CDS (Contrati di Solidarietà) che riguardano 7.000 addetti. I contratti di solidarietà, come si legge sul sito istituzionale dell’Inps, servono a gestire periodi di crisi. Infatti, “sono accordi, stipulati tra l’azienda e le rappresentanze sindacali, aventi ad oggetto la diminuzione dell’orario di lavoro al fine di mantenere l’occupazione in caso di crisi aziendale e quindi evitare la riduzione del personale”. Si tratta di strumenti atti pure a favorire nuove assunzioni attraverso una contestuale e programmata riduzione dell’orario di lavoro e della retribuzione.

A Melfi torna lo spettro della Cassa integrazione ordinaria a macchia d’olio

In pratica, si viaggia da tempo sulla difensiva, perché proprio i Contratti di solidarietà vengono definiti difensivi come terminologia. Adesso però si parla già del concreto rischio che i CDS vengano sospesi per passare ai comuni piani di cassa integrazione ordinaria. Almeno per il mese di settembre questo lo scenario ad oggi più probabile.

Ad ottobre poi occorre riordinare le idee e riorganizzare il tutto. E se è vero che ipotizzare un miglioramento in materia semiconduttori già in autunno è pressoché inimmaginabile, allora l’ipotesi più concreta parla di una autentica rivoluzione sui turni dei lavoratori.

Parliamo di turni di lavoro dei dipendenti, gli stessi turni che dovevano tornare ad essere 20 (o meglio 19,5 per via delle settimane alternate) con l’avvio delle produzioni di auto elettriche. Ad ottobre non è azzardato pensare che vengano riconsiderate le turnazioni, con il passaggio dai 18 turni attuali, ai 15 e su pianta stabile, con i fine settimana senza lavoro a livello strutturale.

L’Italia e la Francia le piazze più a rischio fermate

La situazione italiana è critica quindi, perché come a Melfi le stesse problematiche si registrano a Pomigliano, a Val di Sangro e a Termoli. E se fa notizia che ci sia anche Melfi dentro questa crisi, dal momento che lo scorso anno “la sola produzione di Melfi ha rappresentato la metà delle autovetture prodotte da Stellantis in Italia”, ad Atessa fa scalpore il fatto che i sindacati hanno indetto lo sciopero (si attende però una risposta alle richieste sindacali prima di ufficializzarlo).

La carenza dei componenti elettronici ha impatto sia sulle fabbriche interne del gruppo che sull’indotto, e per esempio, stanno rallentando la produzione pure a Termoli, nello stabilimento molisano dove si producono motori.

L’Italia è in buona compagnia in quanto a problematiche di questo genere. Infatti anche dalla vicina Francia, le fabbriche Stellantis vivono le stesse situazioni di crisi. Il fatto che il gruppo abbia fabbriche in più Paesi del Mondo però apre a una discussione che i sindacati monitorano attentamente.

Infatti pare che negli USA e nelle fabbriche americane del gruppo, la situazione, anche se non ottimale, sia migliore che in Europa e soprattutto in Francia e Italia. Secondo i sindacati va chiarito il tutto, perché Stellantis decide in maniera apicale e mondiale, le assegnazioni di componentistica nei vari stabilimenti dei tanti Paesi dove hanno fabbriche. Il punto da chiarire è se la crisi sia generalizzata o se si abbatta drasticamente solo in Europa e soprattutto in Italia.

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