Le auto cinesi stanno conquistando anche il mercato russo, grazie alle sanzioni

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La scelta di lasciare il Paese si sta rivelando un vero boomerang per le case occidentali
Geely FY11

“Le sanzioni devasteranno l’economia di Mosca in pochi giorni”: questa dichiarazione, rilasciata alla fine di aprile da Ursula Von der Leyen rischia di entrare nel Guinness dei Primati tra le più incaute di tutti i tempi. A distanza di pochi mesi, infatti, la Russia cresce come l’Unione Europea e più dell’Italia.

Una scelta quindi estremamente incauta, soprattutto leggendo le stime diffuse dal Fondo Monetario Internazionale. Secondo l’FMI, infatti, l’economia russa crescerà nell’ordine dello 0,7% nel corso del 2023 e dell’1,3% nell’anno successivo. A renderla ancora peggiore è però il fatto che un mercato tra i più grandi del mondo è stato praticamente abbandonato dalle aziende europee.

Un abbandono cui sono state costrette anche le case automobilistiche occidentali, con una conseguenza di non poco rilievo: il loro posto è stato preso dalle imprese cinesi. Le aziende del Dragone, infatti, non hanno dovuto lottare con i lacciuoli imposti da scelte politiche conseguenti allo scoppio delle ostilità in Ucraina. E ora stanno riscuotendo copiosi frutti in termini di quote di mercato.

I produttori cinesi di auto stanno conquistando il mercato russo

Il tema relativo alla conquista del mercato russo delle auto è stato affrontato dalla Reuters, con un focus dedicato che parte dal crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991. Proprio allora, infatti, il governo di Mosca incoraggiò le case automobilistiche occidentali ad aprire stabilimenti in loco. Una scelta che ha comportato una crescita della produzione nazionale di autoveicoli sino a quota 1,4 milioni, dato del 2021.

Lo scorso anno, tale dato si è però ridotto a 450mila vetture, il peggior risultato degli ultimi tre decenni. È stato lo stesso governo di Mosca ad affermare che le auto prodotte all’interno del territorio russo rappresentano meno del 40% del mercato interno. Un dato che può essere meglio compreso se paragonato al 70-75% cui si attestava prima dello scoppio della guerra con l’Ucraina.

L’ultima casa automobilistica ad abbandonare il mercato russo è stata la Mercedes-Benz. Il gruppo di Stoccarda ha infatti annunciato la sospensione dell’esportazione di auto passeggeri e furgoni in Russia, nonché la produzione locale, sino a nuovo avviso, all’inizio dell’anno. Preceduta da Renault, che aveva chiuso uno stabilimento nei pressi di Mosca a causa dei problemi logistici innescati dalle sanzioni.

Di fronte a questa realtà, l’esecutivo ha quindi deciso di rilanciare un marchio storico dell’era sovietica, Moskvich, sfruttando all’uopo uno stabilimento che il governo aveva rilevato da Renault. Il risultato di questa scelta si è tradotto in un elegante SUV, il Sehol X4, che è però prodotto da JAC Motors, una delle aziende cinesi che stanno permettendo al gigante asiatico di arrivare in vetta alla classifica globale dei produttori di auto.

Torna la Moskvich

Assemblata a Mosca, la vettura è composta di componenti forniti interamente dalla Cina. Il risultato pratico di tutto ciò è che le case del Dragone hanno in pratica campo libero in Russia e stanno conquistando quote di mercato sempre più grandi. Che sicuramente resteranno tali per molto tempo, alla luce della decisione dell’Occidente di tagliare i ponti con il Paese.

Auto cinesi, una vera e propria invasione in Russia

L’arrivo dei produttori cinesi di automobili è iniziata in Russia soltanto nel 2019, con l’approdo in loco di Great Wall Motor. Nel giugno del 2021 le case cinesi vantavano una quota del mercato russo pari al 7%. Oggi si sono issate al 49%, secondo i dati che sono stati pubblicati dalla società di analisi Autostat. E ben sei posti della Top Ten relativa allo stesso sono appannaggio delle case di Pechino, a partire da Haval, Chery e Geely.

La stessa Reuters, nel corso di discussioni con due aziende e quattro fonti, è stata informata del fatto che sei siti produttivi un tempo detenuti da case automobilistiche europee, statunitensi i giapponesi o che ne assemblavano i veicoli, stanno ora producendoli per le case cinesi o hanno in programma di farlo.

In pratica, quindi, l’economia russa non ha avuto alcun danno in questo settore dalle sanzioni. Ma a rendere ancora peggiore la scelta è stato il pratico abbandono del suo mercato a quelle case cinesi viste come un pericolo. Secondo Andrey Olkhovsky, responsabile di Avtodom, una catena di concessionarie russe, si tratta peraltro di un trend destinato a consolidarsi nel futuro. La stessa Avtodom ha dal canto suo acquistato le filiali di Mercedes-Benz in Russia ed è ora nel pieno di un negoziato con diverse case cinesi. Lo scopo della trattativa è quello di porre le basi per poter assemblare un’auto di alta gamma nel vecchio stabilimento moscovita della Stella.

Occorre poi ricordare come Avtovaz, il maggiore costruttore russo, nel mese di febbraio aveva provveduto ad acquistare lo stabilimento Nissan operante nel territorio di San Pietroburgo. Anche in questo ad avvantaggiarsene un’azienda cinese. La produzione del modello Lada X-Cross 5, infatti sarà portata avanti in collaborazione con un non meglio precisato partner asiatico.

Un vero e proprio boomerang per i produttori di auto occidentali

Alla luce di quanto riferito da Reuters, diventa inevitabile la domanda sulla reale efficacia delle sanzioni elevate nei confronti della Russia. Non solo il Paese sta crescendo più del previsto, ma in molti settori questo provvedimento si sta rivelando il classico boomerang.

Il settore delle auto non fa eccezione. L’addio dei marchi occidentali e giapponesi è stato facilmente ovviato con la vera e propria sostituzione condotta dalla Cina. Certo, i russi appartenenti alle classi agiate non avranno più la possibilità di rivolgersi a brand lussuosi quali Bentley e Rolls-Royce. Al tempo stesso, però, potranno tranquillamente ovviare coi prodotti di punta provenienti da Pechino. Con le aziende cinesi che stanno iniziando ad interessarsi anche del segmento premium nel campo delle auto elettriche.

Considerato che proprio nel campo della mobilità sostenibile si giocherà la partita del futuro, l’abbandono di un mercato ricco come quello russo all’influenza cinese è destinato a provocare non pochi danni alle case occidentali. Anche perché molti, in questa parte del mondo, sembrano voler continuare ad insistere in un errore di prospettiva clamoroso.

Fanno fede in tal senso le parole di alcuni analisti e media occidentali, secondo i quali con la decisione di entrare in Ucraina Mosca avrebbe vanificato in pochi giorni 30 anni di investimenti esteri e di apertura al mondo dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Il mondo, però, va molto oltre l’Occidente e i suoi alleati, che sono sempre di meno. Come dimostra la crescente influenza dei BRICS a livello globale e la loro forza di attrazione verso un gran numero di Paesi i quali reclamano un posto più congruo nel nuovo ordine mondiale che si va configurando.

Una visione ormai superata dai fatti, che rischia di danneggiare i produttori occidentali anche nel settore delle auto elettriche. Rendendo ancora più surreali le parole incautamente pronunciate dalla Von der Leyen soltanto pochi mesi fa.

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