Auto a idrogeno in Italia: un futuro potenziale o un’occasione perduta?

Ippolito V
L’auto a idrogeno in Italia è una prospettiva ancora possibile oppure un’occasione ormai perduta? Cosa dice il mercato.
Toyota Hilux

Le potenzialità delle auto a idrogeno in Italia rimangono un aspetto poco esplorato e poco compreso nell’attuale panorama. Mentre sulle elettriche sembrano esserci delle prospettive abbastanza incoraggianti, lo stesso non si può dire a proposito del sistema alternativo. Benché la Commissione Europea abbia messo il piede sull’acceleratore nella transizione ecologica, il sistema rimane una ristrettissima nicchia nel panorama globale. In Italia siamo ancora più indietro, con appena due unità immatricolate nel 2023, entrambe delle Toyota Hilux. La fredda accoglienza raccolta dal modello della Casa nipponica fa riferimento pure agli Stati Uniti.

Secondo quanto ammettono gli stessi portavoce del colosso nipponico, avevano sottovalutato le sfide da affrontare e superare. Si è dato per scontato che la platea di automobilisti sarebbe stata aperta al cambiamento, così come le istituzioni governativi avrebbero favorito la diffusione delle infrastrutture di ricarica. Non meno importante, i progettisti confidavano di risolvere il problema relativo alla sicurezza.

Auto a idrogeno: può ancora fiorire in Italia?

Toyota Hilux

Sulle ragioni dietro lo scarso appeal riscosso, ognuno ha la sua teoria in proposito. Da una lettura superficiale verrebbe da attribuire la responsabilità agli scarsi sforzi profusi dalle autorità politiche. Eppure, l’Unione Europea aveva provato a scommettere anche su di loro in passato, ma i tentativi sono puntualmente andati a vuoto.

La scarsa consapevolezza da parte dei conducenti incide in misura determinante nello scarso consenso ottenuto. Le scarse informazioni in proposito e il contenuto passaparola ha contributo a maturare delle idee confuse circa la tecnologia, preludio a incertezze e disinteresse nei potenziali acquirenti. Inoltre, viene a instaurarsi un circolo vizioso sulla percezione dell’idrogeno come fonte di alimentazione.

Inoltre, la limitata disponibilità di auto a idrogeno sul mercato ha reso difficile per i consumatori valutarne direttamente le caratteristiche e l’efficacia, mantenendo alta l’incertezza sull’effettiva praticità per l’utilizzo quotidiano. Se non affrontata, questa sfiducia o ignoranza diffusa potrebbe rappresentare un ostacolo significativo alla crescita e all’adozione delle auto a idrogeno nel mercato automobilistico italiano, nonostante le loro potenziali prestazioni e l’elevata efficienza in termini di emissioni e autonomia. Tuttavia, attraverso un programma di campagne informative, iniziative educative e una maggiore esposizione saprebbe forse contribuire a colmare le lacune e suscitare un interesse più ampio verso la tecnologia emergente.

In conclusione, sebbene attualmente le auto a idrogeno siano relegate a un secondo piano nell’interesse dei guidatori, un domani non si escludono a priori delle opportunità per promuovere una comprensione più approfondita, aprendo la strada a una maggiore accettazione e adozione nell’ambito dell’industria automobilistica italiana.

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