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Fiat 127 Alitalia: una prima serie…che non vola | Video

A volte la livrea può cambiare la presa emotiva di un modello. Guarda cosa è successo a una Fiat 127.

Fiat 127 Alitalia
Screen shot da video Chris Wee

Ci vuole coraggio a circolare con una Fiat 127 in livrea Alitalia, perché quei colori, in ambito automobilistico, ricordano l’eccellenza della 131 Abarth e, soprattutto, della Lancia Stratos, un mostro sacro del motorsport. Il risultato, anche se non degno del lignaggio delle vetture da gara prima menzionate, si afferma comunque con le note della simpatia.

A vestire l’abito della vecchia compagnia di bandiera è un esemplare del 1975, che appartiene alla prima serie della Fiat 127. Questa piccola berlina a 2 volumi debuttò nel 1971. Nella configurazione iniziale rimase in listino fino al 1977. Poi lasciò spazio ai suoi step evolutivi, ma lei rimane la più amata della famiglia. Molta gente la ricorda con affetto, pur se non aveva particolari doti seduttive.

Nata per prendere il posto della 850, la Fiat 127 ne ha stravolto le architetture, portando il motore davanti. Anche la trazione divenne anteriore, a differenza che sull’antesignana. Ciò si traduceva in un abitacolo più ampio e confortevole, ma soprattutto in un’auto più facile da gestire e più prevedibile nelle sue reazioni, anche se meno divertente per gli amanti della guida. La carrozzeria portava all’esordio un diverso linguaggio espressivo, frutto dell’estro creativo di Pio Manzù e Rodolfo Bonetto, cui si deve il suo caratteristico design. Impossibile confondere la 127 con altre auto.

Per questa Fiat fu scelto il motore a 4 cilindri da 903 centimetri cubi di cilindrata della 850 Sport Coupé, depotenziato a 47 cavalli a 6200 giri al minuto, per assecondare meglio la sua missione. Fra le doti del modello, la grande affidabilità. Le prestazioni sono lontane da quelle dei bolidi da gara, con un’accelerazione sul chilometro con partenza da fermo in 35.2 secondi: non proprio un fulmine. Anche la velocità massima, di 140 km/h è poco esaltante. Per affrontare il rettilineo Hunaudières di Le Mans ci vuole altro. La livrea Alitalia, di taglio racing, dell’esemplare protagonista del video non basta a conferire la grinta che serve in quel contesto, anche se sotto il cofano anteriore ci fosse qualche cavallo in più della versione standard.

La Fiat 127, che fu Auto dell’Anno nel 1972, ha freni anteriori a disco e posteriori a tamburo. Le sospensioni sono a quattro ruote indipendenti, con schema McPherson all’anteriore e balestra trasversale al posteriore. Notevole lo spazio nell’abitacolo, a dispetto delle misure esterne contenute. I progettisti hanno saputo ottimizzare i volumi e questo è uno dei pregi del modello. Anche l’allestimento, pur se spartano, è dignitoso. A valorizzarlo ci pensano alcune scelte d’arredo.

Buono il comportamento stradale, che non metteva in apprensione. Oggi, però, gli standard sono diversi e con un’auto del genere si vive un certo disagio psicologico. Il modello ebbe un grande successo commerciale, reso possibile anche dai bassi consumi, dai modesti costi di gestione e da un prezzo d’acquisto invitante. La Fiat 127 Alitalia di cui ci stiamo occupando è a 3 porte, come impone la livrea sportiva. In questa veste giunse sul mercato nel mese di aprile del 1972. L’allestimento più sfizioso aveva la sigla Special. Ve la sentireste di andare in centro in città con un’auto del genere, vestita come una Lancia Stratos?

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