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Stop motori termici dal 2035: la proposta UE penalizza Italia

Solo motori green in Europa nel 2035, questa la proposta della UE che rischia davvero di dare un duro colpo al settore Automotive, soprattutto in Italia.

auto elettriche

Il passaggio dai motori termici a quelli elettrici è ormai un processo avviato che piano piano raggiungerà i risultati previsti sia a livello di mercato che a livello ambientale. I governi di mezzo mondo da tempo adottano le politiche degli eco incentivi per spingere chi può a dotarsi appena possibile di un veicolo a basse emissioni inquinanti.

Le case costruttrici stanno spostando la produzione verso l’elettrico e i piani industriali anche dei colossi dell’Automotive, Stellantis in testa, lo dimostrano. Le istituzioni vogliono al più presto sostituire le vecchie auto a combustione, quelle classiche con i motori termici, con quelle elettriche.

Questione di emissioni di Co2, questione di inquinamento. Ma siamo sicuri che sia la strada giusta? I dubbi vengono sempre quando si tratta di lasciare una vecchia strada per intraprenderne una del tutto nuova. E non poteva essere diversamente anche per il passaggio all’elettrico della circolazione su strada.

L’analisi della proposta UE di eliminare i motori termici

Un articolo della sezione Motori della Gazzetta dello Sport approfondisce questa tematica, sollevando dapprima dei dubbi sul reale impatto ambientale delle attuali auto a motore termico. Dubbi sul riscaldamento globale che, tra le cui cause, annovera anche lo smisurato numero di veicoli a combustione in circolazione.

Una analisi approfondita che mette in risalto anche un aspetto economico futuro per il settore dell’Automotive che soprattutto in Italia pagherà dazio da questo epocale cambiamento. Traendo spunto dalla proposta della UE di mettere, di fatto, al bando, tutti i motori termici dal 2023, gli scenari futuri sembrano cupi. Le conseguenze sulla filiera dell’Automotive saranno pesanti, e adesso andiamo ad analizzare tutti i perché.

Motori solo green in UE entro il 2035, stop motori termici, perché la proposta UE mina il settore e mina l’Italia

È della Commissione Europea l’idea o la proposta, di mettere al bando i motori a combustione interna entro il 2035. Un piano che passo a passo cancellerà dalle strade europee i veicoli attuali, quelli a motore termico.

A dire il vero la proposta non reca suggerimenti e iniziative per favorire il progetto proposta dalla Commissione. Ciò che si evince da una proposta che va considerata come scarna, è l’obbiettivo che mira a raggiungere. Lo stop alla circolazione di auto diverse da quelle elettriche, questo l’obbiettivo.

Gli osservatori attenti alle questioni europee, ritengono che la proposta, chiaramente di difficile realizzazione in meno di 15 anni (come si fa a far cambiare auto a tutti in così poco tempo?), sia solo una mera provocazione.

Infatti sarebbe una proposta lanciata per spronare media e addetti ai lavori a mettere i riflettori su un argomento che spesso viene dimenticato e lasciato solo ai discorsi aziendali di ogni casa costruttrice.

Dalla Commissione al Parlamento, in UE la proposta sullo stop ai motori termici proseguirà l’iter

Essendo solo una proposta, per il momento tutto è ipotetico, ma fatto sta che il tutto fa già discutere. Una proposta che comunque, essendo ufficiale, seguirà il classico decorso di questi atti. Infatti finirà al Parlamento europeo che gioco forza ne dovrà discutere.

La proposta che riguarda il settore della circolazione su strada rientra in un enorme contenitore che è il “Green Deal”, cioè il progetto che porterebbe entro il 2050, l’Europa ad essere il primo Continente ad impatto zero a livello ambientale.

Stop alle vendite delle auto con motori termici, da quando?

Stop alla vendita di auto con motore termico entro il 2035, forse sarebbe meglio impostare così la messa al bando delle vecchie auto da parte della UE. Come dicevamo prima, nonostante incentivi a iosa e trattamenti di favore sulle auto elettriche, non è facile immaginare che si possano fermare tutte le auto dall’oggi al domani.

Una popolazione pari a circa 446 milioni di abitanti (questa la popolazione europea, compresi i 60 milioni circa di italiani) non è facile da coprire con una iniziativa di tale portata.

Certo, la popolazione è inferiore nettamente al miliardo e mezzo di abitanti più o meno, di Cina e India, ma si tratta pur sempre di una massa imponente di persone, superiore ai 329 milioni degli Usa, ai 146 milioni della Russia o ai 127 milioni del Giappone.

Una mole impressionante di persone ed eventualmente veicoli, che difficilmente in 15 anni si possono fermare tutti. Bloccare le vendite può essere un discorso fattibile, fermare i veicoli assai meno.

Perché la proposta di stop ai motori termici della UE ha diverse cose che non vanno

Ciò che si mette in evidenza nell’articolo del quotidiano prima citato è che nella proposta della Commissione Europea si fa riferimento alle autovetture, come se fossero solo queste a circolare. Nessun riferimento a furgoni, camion, tir e così via, cioè mezzi di trasporto assai diffusi e su cui l’elettrificazione è ancora lontana non solo dall’essere fatta, ma anche dall’essere messa in cantiere.

Per non parlare di scooter, ciclomotori, motocicli e moto, oltre che di motocarri e simili. E tra le altre cose, la proposta parla di stop alla produzione di veicoli termici entro la fine del 2035. Niente si dice sulla circolazione dei veicoli che potranno, come è giusto che sia, ancora circolare.

Il progetto però ha una particolare road map. Infatti allo stop alla produzione entro il 2035, si aggiunge lo stop entro il 2040, alla vendita di veicoli a combustione. In questo caso quindi, per il Green Deal prima citato nel 2050, ci sarebbero solo 10 anni di tempo per far scomparire del tutto dalla circolazione tutti i veicoli. Stop quindi a benzina e diesel e via con l’elettrificazione totale.

Perché la guerra ai motori termici

L’utilizzo di auto è una tra le attività umane che maggiormente contribuiscono alle emissioni globali di gas serra. In base ai dati sui cambiamenti climatici, il 25% di questo inquinamento deriva dalla produzione di elettricità e calore, dalla combustione di carbone, gas naturali o petrolio. 

Leggermente al di sotto, cioè al 24% l’incidenza di agricoltura, allevamento e deforestazione. Le industrie impattano per il 21%, i combustibili ad uso commerciale e residenziale al 6%.

In Europa i trasporti incidono al 14%. Ma per trasporti non si fa riferimento solo alle auto, ma a tutti gli altri veicoli a motore di cui parlavamo prima e colpevolmente dimenticati dalla proposta UE.  

Appare quindi, per lo meno azzardata, velleitaria e troppo rapida la decisione della Commissione Ue che vuole mettere al bando i motori a combustione interna, dal momento che non è solo lì che si crea inquinamento.

Politiche non sempre in linea con la proposta UE

Ed una decisione del genere non può essere presa in maniera leggera anche per il rilevante impatto che avrà sul settore Automotive. Una proposta che va in controtendenza anche sulle politiche che si stanno adottando per la ripresa dopo la crisi economica per il Covid. Infatti solo il 2% dei finanziamenti che sono stati messi a disposizione per la ripresa economica post pandemia, riguardano le energie pulite.

Come dire, sembra che si stia dando la colpa dell’inquinamento e de surriscaldamento globale quasi esclusivamente alle auto, che come detto incidono poco.

Nel quadro della transizione ecologica continua ad essere complicato nell’immediato, dare vita al passaggio che sostituirà del tutto le auto a combustione. Mancano i punti di ricarica ed i prezzi dei veicoli elettrici, nonostante gli incentivi, sono assai più alti dei motori classici a benzina o diesel.

In Italia, dove per esempio solo adesso Stellantis sta adottando misure e iniziative pro elettrico, siamo ancora indietro. Bloccare in così pochi anni la produzione di motori a combustione, calcolando che tale attività verrà ridotta poco a poco, avrà conseguenze drammatiche sui livelli occupazionali italiani nelle fabbriche.

Perché in Italia si rischiano conseguenze maggiori

Cambiare di colpo tutta la produzione appare quanto meno azzardato, anche perché le correnti di pensiero sono diverse. Come dimostrano i numeri prima citati, non  c’è chiarezza nemmeno sui dati che riguardano il reale danno ambientale che fanno le auto.

Negli USA per esempio, si stima un danno che è in percentuale, più del doppio di quello Europeo. E poi c’è chi avanza dubbi riguardo al fatto che sia davvero così alta la differenza in termini di inquinamento ambientale, tra motori elettrici e motori termici.

E poi c’è la questione interna in Italia, Paese storicamente tra i maggiori produttori di veicoli a motore termico. Basti pensare che se davvero dal 2035 arriverà lo stop alla produzione di questi motori, non sarà solo l’ex Fiat ad adeguarsi.

Ci sono per esempio i gioielli del settore come Ferrari, Lamborghini, Maserati, ma anche McLaren, che dovranno per forza di cose adeguarsi. Auto di nicchia e con motori di nicchia che per passare all’elettrificazione totale necessitano inevitabilmente di tempo.

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