in

FCA, il calo delle vendite in USA fa crollare il titolo in Borsa

Come abbiamo visto alcune ore fa, ad aprile FCA ha fatto registrare un brusco stop nelle vendite complessive negli Stati Uniti. Per il gruppo si tratta di una flessione del -7% rispetto ai dati ottenuti lo scorso anno. Come confermato da FCA stessa, una parte significativa del calo registrato negli USA ad aprile è legata alla riduzione delle vendite alle flotte (-21% rispetto al 2016) frutto di una scelta aziendale che mira a ridurre le vendite ai noleggi di breve termine. Le vendite al dettaglio, infatti, sono diminuite solo del -3%.

In ogni caso, i risultati ottenuti negli USA ad aprile hanno causato un immediato crollo in Borsa per il titolo del gruppo che già prima dell’annuncio ufficiale faceva registrare un calo del -1%. Dopo la diffusione dei dati ufficiali, infatti, il titolo è sceso ancora di più sino a toccare un -4.5% arrivando sotto quota 10 Euro. 

A conti fatti, il tracollo di FCA in Borsa è stato replicato anche da altri gruppi impegnati nel settore automotive americano. General Motors, infatti, alle 17 cede oltre il -3% (le vendite sono in calo del -6%) mentre Ford fa registrare un calo del titolo del -3.7% a fronte di una flessione del -7% delle consegne rispetto all’aprile del 2016. E’ importante sottolineare che il calo generalizzato dei principali costruttori negli USA (anche Toyota, terzo gruppo oltreoceano, è in calo) è in parte legato anche alla presenza di un giorno lavorativo in meno ad aprile di quest’anno rispetto allo scorso anno.

Il mercato delle quattro ruote negli USA sta attraversando un momento di transizione. Come fa notare la società di consulenza JD Power, infatti, nonostante una domanda praticamente stabile le scorte continuano a salire “I concessionari Usa hanno in media 70 giorni di scorte, il livello più alto dal 2009”. In questo contesto, tutti i principali costruttori, FCA in primiis, si trovano di fronte ad una scelta molto difficile tra l’applicazione di forti sconti, riducendo quindi i ricavi, o il taglio della produzione. 

Lascia un commento