Zero incentivi per le auto elettriche, colonnine che crescono poco e male. Almeno, ci sono 2,2 miliardi di euro di risorse complessive destinate dal ministero dello Sviluppo economico a sostegno di diversi settori: anche per le Gigafactory di batterie. Obiettivo: aumentare la competitività delle filiere industriali strategiche del Paese, che è tra le priorità indicate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Così, si realizzeranno almeno 40 nuovi progetti d’investimento su tutto il territorio nazionale attraverso lo strumento agevolativo dei Contratti di sviluppo. Questi i settori: automotive, microelettronica e semiconduttori, metallo ed elettromeccanica, chimico-farmaceutico, turismo, design, moda e arredo, agroindustria e tutela ambientale.
In particolare, ecco 750 milioni di euro per progetti d’investimento legati alla digitalizzazione. Più un miliardo di euro per rafforzare gli investimenti, anche in ricerca e innovazione, sulle principali filiere della transizione ecologica. Favorendo anche i processi di riconversione industriale con la costruzione di Gigafactory per realizzare batterie e pannelli fotovoltaici e per l’eolico.
Investimenti nelle Gigafactory di batterie per l’occupazione
Si tratta di un circolo virtuoso. Ogni progetto d’investimento finanziato dovrà aumentare la produttività e la crescita economica del Paese. E generare un impatto positivo sull’occupazione. Se nascono Gigafactory, possono crearsi posti di lavoro.
Occhio alla clausola: le imprese che presenteranno richiesta di accesso agli strumenti agevolativi (se è previsto un incremento occupazionale) dovranno impegnarsi ad assumere in via prioritaria i percettori di interventi di sostegno al reddito, disoccupati a seguito di procedure di licenziamento collettivo e lavoratori di aziende coinvolte in tavoli di crisi attivi presso il ministero. Precedenza a chi ha necessità di lavorare.
Ovviamente, si resta in attesa di misure concrete per le macchine a basso impatto inquinante o per le elettriche. Si attende anche che la rete di colonnine cresca, giacché quelle oggi in Italia non sono sufficienti per il boom delle macchina pulita. Per Motus-E, a fine 2021, c’è stato un rimbalzo di responsabilità tra Governo e Parlamento che sfiora il grottesco. E che risulterà nella drammatica riduzione di immatricolazioni di vetture elettriche e ibride plug in nel 2022.